mercoledì 4 aprile 2012

Gregory Maiofis, la ballerina e l'orso


Le storie visuali di Gregory Maiofis mescolano atmosfere rarefatte e senso dell'humor.
Ballerine malinconiche e pittori che le immortalano, orsi come spettatori o confidenti e una luce dolce cosparge le stanze di un'atmosfera nostalgica.

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Le storie visuali di Gregory Maiofis mescolano atmosfere rarefatte e senso dell'humor.
Ballerine malinconiche e pittori che le immortalano, orsi come spettatori o confidenti e una luce dolce cosparge le stanze di un'atmosfera nostalgica.

Ho scoperto questo artista per caso, come succede sempre più spesso per le belle scoperte, tramite una piccola e confusa fotografia in un altrettanto confuso e disomogeneo sito di segnalazioni artistiche, a dire il vero tutte di scarso valore.
Quella "piccola e confusa fotografia" rappresentava una ragazza col mento appoggiato sulla mano e lo sguardo rivolto verso la luce di una finestra, mentre di fianco a lei un orso seduto sul suo letto, come un grande pupazzo di peluche, le fa compagnia appoggiandole una zampa sulla spalla e con lo sguardo diretto verso di noi.
Sotto la frase "Adversity makes strange bedfellows".

"Adversity makes strange bedfellows" photo by Gregory Maiofis

Quella di Gregory Maiofis è un'arte classica, a metà strada tra pittura e fotografia, che non dimentica il nostro tempo seppur raccogliendo l'eredità e la nostalgia di altri tempi.
La tecnica del bromolio (inventata nel XIX secolo) su tela, la più aristocratica tra le stampe, è il punto di arrivo di una ricerca elegante e colta e testimonia quanto anche la stessa stampa possa riprodurre atmosfere uniche e sospese ben più dei trucchi digitali.

Il lavoro di Maiofis è una delicata ed infinita successione di associazioni, che danno forma ad una realtà differente.
La luce ha un ruolo particolare, è lì a descrivere e unire differenze stilistiche di epoche diverse. Mentre lo spazio, quello di un'interno bohemienne di artista, o intimo come il letto spoglio di una ballerina, richiamano alla memoria malinconiche esperienze di vita che inducono a riflettere su sé stessi.

Il pittore dipinge la ballerina, il fotografo la ferma nel fotogramma sospesa per aria. La composizione rappresenta l'anello di congiunzione tra le due arti, Pittura e Fotografia. Un istante veloce e intrappolato su cui riflettere per la fotografia e l'istante mentale del gesto creativo del pittore.


photo by Gregory Maiofis

Chi è Gregory Maiofis?
Artista russo, ha iniziato la sua carriera proprio come pittore, scelta naturale per lui, appartenendo alla terza generazione di famosi artisti. I suoi nonni erano tra i creatori del classicismo staliniano in architettura e hanno proseguito la tradizione dello stile Impero di San Pietroburgo. Suo padre Michael era uno dei rappresentanti più sofisticati della scuola di Leningrado in arti grafiche.

Gregory Maiofis ha studiato presso lo State Academic Art Institute na Repin, assorbendo le competenze della scuola classica della pittura, del rispetto per i grandi modelli del passato e al contempo un'avversione per la copia accademica di quegli stessi modelli e le interpretazioni diventate obsolete nel corso di due o trecento anni da quando erano state originariamente ideate. Si rivolse ai giochi allusivi postmoderni delle citazioni, a volte costruite nel vuoto di una tela, un vetro o un telaio e compilate con la presenza attiva dello spettatore.
La sua formazione intellettuale ha avuto luogo durante il periodo di soggiorno in California sotto l'influenza della psicoanalisi, la decostruzione e il post-strutturalismo. Agli inizi del duemila si dedica alla fotografia, creando una serie con ballerini, ginnasti, musicisti e animali da circo. Dal 2004 comincia a praticare tecniche di stampa alternativa, come il processo al bromolio.

Nelle sue costruzioni propone scene bagnate dalla luce in cui elementi strani come gli orsi si muovo a volte con indifferenza, altre con partecipazione. E' un gioco curioso di associazioni che si esaurisce nella ricerca della sorpresa quanto in una "normalità" latente che induce alla riflessione su sé stessi e la normalità.
C'è una pacata accettazione del ridicolo, un gioco artistico tenero e ricco di spunti intellettuali.

Un'indagine che attinge dal surrealismo molto in voga in questi anni e che comunque riesce a interrogarsi sul senso dell'arte, con citazioni dal maestro americano Joel Peter Witkin.

photo by Gregory Maiofis

photo by Gregory Maiofis

photo by Gregory Maiofis

photo by Gregory Maiofis

photo by Gregory Maiofis

Suggerisco la lettura del testo critico di Irina Tchmyreva.

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